Strumento per la preghiera in famiglia o personale durante la 4° domenica di Quaresima

Pubblicato giorno 21 marzo 2020 - Senza categoria

anche questa domenica non possiamo celebrare l’Eucarestia. Fermandoci in preghiera  ricordiamo don Giantonio che ci ha lasciati questa settimana.
ecco il file per la preghiera di questa domenica:Preghiera in famiglia (IV domenica)

Ecco un piccolo commento al Vangelo di questa domenica:

La luce del mondo
di Roberto Laurita

In fondo, è vero, siamo tutti ciechi, ciechi dalla nascita: è la fede che apre i nostri occhi e ci permette di cogliere la luce di Dio venuta nel mondo.
Non è una luce prepotente, che abbaglia: al suo chiarore noi possiamo gradualmente abituarci e cominciare a discernere la nostra storia, personale e collettiva, in modo diverso. Non è una luce impietosa, che giudica e prelude alla condanna e al castigo: mentre ci rivela la nostra fragilità e il nostro peccato, ci annuncia anche la tenerezza e la misericordia di Dio.
Non è una luce magica, che risolve una volta per tutti i nostri problemi: domanda di essere cercata costantemente, perché nessuno mai può possederla, ma solo riceverla in dono, dopo averla trovata.
L’avventura della fede, come ci dimostra il vangelo di oggi, è esperienza di questa luce che trasfigura l’esistenza. La vicenda del cieco nato diventa una sorta di specchio di ciò che accade ad
ognuno di noi, credenti, discepoli di Gesù.
Viene il momento in cui lo incontriamo, semplicemente perché egli ci passa accanto e prova compassione della nostra cecità.
Allora il buio che ci circonda, in cui rimaniamo immersi, viene finalmente squarciato. La storia non è più un percorso senza senso.
Il nostro andare non è un procedere disorientato. La nostra vicenda non è segnata dal caso.
Certo, quando la nostra bocca e il nostro cuore si aprono a quel “Credo, Signore!” siamo immersi nella sua luce e nella gioia.
Ma vengono anche momenti difficili in cui si è chiamati a rendere conto della propria fede davanti a persone scettiche, se non
addirittura ironiche o maldisposte. Arrivano frangenti in cui dichiararsi suoi seguaci espone a ritorsioni o semplicemente a frecciatine e sguardi di compatimento. E poi, rimanergli fedeli comporta
qualche volta scelte e decisioni che vanno controcorrente.
Bisogna però riconoscere che ne vale la pena. Vale la pena poter contare su di lui, come su un compagno di viaggio che ci apre gli occhi e ci rivela il volto di Dio e la strada per raggiungere la
pienezza della vita. Vale la pena ricevere una luce che ci sottrae al rischio di ingannarci, di scivolare sulle strade affollate dell’ottusità e della superficialità, smarrendo ciò che è essenziale.
In fondo il peggio non è confessare la propria cecità, dal momento che lui ci guarisce, ma illudersi di vedere perché così si finisce col diventare ciechi.

Tratto da “servizio della Parola” ed. Queriniana